Troppe società richiedono i diritti, così Radio Fusion sceglie la strada del copyleft

Radio Fusion, è una web radio senza scopo di lucro, nata nell’ormai lontano 2002, un’epoca in cui il web era decisamente diverso da quello che vediamo ora. Le web radio, così come tante altre iniziative venivano diffuse esclusivamente per passione, nell’ambito di una struttura quella del web esente da rigide normative, tassazioni e regolamenti.
Ora molti di questi aspetti sono cambiati, norme statali ed europee sempre più stringenti, inizialmente destinati a colpire i grandi colossi del web finiscono per influenzare anche le piccole realtà quali appunto le web radio.
E’ di qualche giorno fa la decisione da parte di Radio Fusion, la prima web radio italiana regolarmente registrata,  di trasmettere solo brani rilasciati con licenza Creative Commons o Copyleft che non implicano da parte dell’emittente un pagamento dei diritti alla SIAE, SCF, e altri balzelli.
Abbiamo avuto il piacere di chiedere direttamente al fondatore dell’emittente Matteo Rubiu alcuni chiarimenti sulla decisione presa e sul futuro di Radio Fusion.

Noi comuni mortali associamo ai diritti musicali la parola SIAE. Puoi spiegarci brevemente invece quali altre spese si aggiungono per la gestione di una web radio no profit?

Un tempo era così. Bastava pagare un forfettario con la Siae per essere “in regola” e trasmettere qualsiasi brano protetto dai diritti d’autore.

 Poi nel 2010 è arrivata a chiede la quota per la licenza di streaming l’SCF, una Società che rappresenta i fonografici ovvero non la creatività nella composizione musicale ma la produzione discografica ed il supporto fisico del disco.

Successivamente è arrivata la liberalizzazione dei diritti connessi, che autorizzava non più solo SCF nella richiesta della quota ma anche altre società di fonografici.

Tra loro c’è ITRIGHT che negli ultimi anni ha obbligato Radio Fusion non solo a pagare la quota associativa, ma anche a rimuovere qualsiasi banner pubblicitario dal sito, pena passaggio a licenza commerciale con dei costi ancora più alti.

Nel 2019 è arrivata anche la liberalizzazione del mercato dell’intermediazione del diritto d’autore per la quale SIAE non ha più il monopolio nel richiedere il diritto d’autore. Quindi arrivano altri ENTI come SOUNDREEF LTD e LEA che richiedono una quota annuale alle web radio. Ricordo che tutte queste quote vengono richiede anche alle Web Radio senza scopo di lucro come Radio Fusion. E non è consentito in nessun modo fare pubblicità, nemmeno per recuperare parzialmente parte delle spese.

Per fare pubblicità occorre pagare una licenza commerciale, con dei costi veramente insostenibili se non si possiede un giro di sponsor di un certo livello.

Quali sono invece le caratteristiche ed in cosa consiste la musica con licenza Creative Commons?

La licenza creative Commons è tutta un’altra musica… “Licenza” è una parola adottata per circostanze totalmente diverse. A differenza delle autorizzazioni SIAE, SCF ecc.. non esiste un vero contratto tra un ente e chi usufruisce della licenza.

E’ una sorta di licenza pubblica a tre livelli (in base al tipo di diffusione) e totalmente gratuita che consente anche agli artisti stessi di diffondere i propri brani, autorizzando al riuso degli stessi in varie forme, come ad esempio un sottofondo musicale su video caricati su Youtube o nei social network.

E’ sufficiente accedere al sito Creative Commons, scegliere il tipo di diffusione che si preferisce (commerciale, non-commerciale e riutilizzo opere) e inserire il logo e disclaimer sul proprio sito web.

Ora posso anche trasmettere spot pubblicitari e avere dei ricavi senza dover pagare alcuna licenza (oltre agli oneri classici di una partita iva).

Ovviamente, con questa licenza devo dire addio a tutto il nostro mega archivio musicale. Addio a grandi successi degli anni 80, 90 o le Hit del momento. Non si possono suonare brani “conosciuti”, niente brani protetti da Diritti d’autore come SIAE, LEA & Co.

E’ possibile proporre una programmazione di intrattenimento pur trasmettendo questi brani musicali, magari facendo conoscere anche artisti locali?

Si, lo stiamo già facendo. Ho “scoperto” un mondo musicale tutto nuovo, fatto di artisti poco conosciuti, che diffondono le loro opere gratuitamente senza alcun compenso dietro da parte delle società di intermediazione.

Questi artisti possono comunque guadagnare dai loro brani, inserendoli su piattaforme di download, o semplicemente dalle visualizzazioni sulle piattaforme di streaming. Per quanto riguarda gli artisti locali purtroppo è ancora poco diffusa la cultura del Creative Commons / copyleft. Anche se non famosi, quasi tutti registrano i propri brani in Siae.

Se tra i lettori c’è qualche artista locale che ha creato dei brani esente dai questo tipo di diritti d’autore può contattarci, ci farebbe molto piacere avere loro produzioni nella nostra programmazione.

Grazie al risparmio sulle spese, potrebbe essere possibile per Radio Fusion sbarcare sul DAB?

Tutto è possibile! Ma non so se un prodotto come la nuova Radio Fusion Free Music sia appetibile agli ascoltatori del DAB. Preferirei l’FM ma non abbiamo abbastanza risorse economiche!

Per come la vedo io, il DAB è una tecnologia per ora diffusa quasi esclusivamente nelle autoradio di nuova generazione, dove l’ascoltatore medio passa continuamente da una stazione all’altra nella ricerca del proprio brano preferito.

La programmazione attuale di Radio Fusion è destinata a chi vuole un sottofondo musicale “diverso” magari destinato anche a tutte le attività commerciali che non vogliono pagare diritti SIAE e Connessi per mettere musica nel proprio locale. Perché lo ricordiamo, per chi non sapesse, qualsiasi attività commerciale che metta in sottofondo anche una qualsiasi radio locale deve pagare le licenze SIAE, SCF & Co.

Ascoltare Radio Fusion esonera da questi costi e consideriamo che difficilmente l’attività commerciale ha una radio DAB nel proprio locale, mentre è più sempre diffuso avere un pc o smartphone collegato ad un impianto di diffusione sonora. Per questo, Radio Fusion Free Music, da oggi non sarà più un costo per me, ma anzi potrebbe trasformarsi in ricavo commerciale.

Il Dab quindi al momento, lo vedrei più uno “sfizio” che un’utilità reale nella crescita e diffusione di Radio Fusion, ma chissà magari cambio idea! 😀

Ringraziando Matteo per le interessanti precisazioni, vi invitiamo quindi all’ascolto dell’emittente sulle varie piattaforme e app disponibili oppure direttamente sul sito https://www.radiofusion.it/