Rai Storia e Rai Sport non chiuderanno, ma la RAI è in rosso…

Rai Storia e Rai Sport non chiuderanno. Sul caso RAI Storia vi è stata una forte mobilitazione della stampa online, con una petizione che in breve tempo ha raccolto oltre 50.000 firme volte ad impedire la chiusura del canale ed il suo accorpamento con Rai 5.

La Rai in comunicato stampa scrive:  “ L’Amministratore delegato ha affermato che le ipotesi relative a chiusure o accorpamenti del canale Rai Storia e del canale Rai Sport sono riconducibili a simulazioni e scenari volti ad affrontare la situazione economica ma non c’è alcuna volontà di chiudere nè accorpare i suddetti canali e ha anzi confermato l’impegno per rafforzare ulteriormente l’offerta culturale della Rai in un momento particolarmente difficile per il  Paese”

Da dove derivano poi queste perdite economiche tali da giustificare le proposte di questi tagli alle varie emittenti del gruppo? Qualcuno potrebbe pensare solo al Covid. Ma se leggiamo i comunicati stampa a tal proposito si apprende che proprio quest’anno nei primi 6 mesi l’utile è stato superiore a quello del 2019 (4,8 milioni di euro nel 2020 contro i 3,3 milioni del 2019).
La situazione quindi è decisamente più complessa e ciò che pesa è il debito complessivo che ammonta a 275,9 milioni di euro, in deciso aumento rispetto allo scorso anno.
La crisi del bilancio in RAI  deve considerare questi principali aspetti:
– Il Governo trattiene una buona percentuale del canone pagato dai contribuenti. Dei 90 euro pagati dai contribuenti alla RAI arrivano 74,3 euro.  Sempre il Governo non ha ancora concesso all’azienda i 40 milioni del sostegno pubblico per il biennio 2019-2020
– La pubblicità in seguito alla pandemia è crollata, si stima intorno al 15%
– Ma la voce che potrebbe essere più consistente è quella degli sprechi. La RAI ha effettuato 234 recenti assunzioni, che si aggiungono agli oltre 13.000 dipendenti, di cui quasi 2000 giornalisti e artisti, molti dei quali vantano contratti milionari. Forse è proprio da un taglio dei super stipendi, che si dovrebbe partire, limitando inoltre le collaborazioni esterne.

Ricordiamo inoltre che la RAI, secondo quando stabilito dal nuovo contratto di servizio, dovrà sfornare anche due nuovi canali: uno in lingua inglese ed uno istituzionale.  Pure per questi si era paventato un abbandono, ed il comunicato non è ben chiaro a tal proposito anche se l’impegno per rafforzare l’offerta culturale lascia qualche briciolo di speranza. I direttori dei due nuovi canali sono già stati nominati nello scorso mese di giugno. Si tratta di Fabrizio Ferragni per il canale in inglese e Luca Mazza per il nuovo canale istituzionale.
Personalmente ritengo che creare due nuovi canali in economia con contenuti poveri sia completamente inutile. A questo punto meglio concentrarsi su Rai Storia e Rai Sport cercando di migliorare i contenuti.

A proposito di chiusure, abbandoniamo l’azienda di Stato per segnale la dipartita dal 1 novembre, di Zelig Tv che chiude facendo posto al canale 63, ennesima emittente dedicata alle televendite.

Il progetto Zelig tv inizialmente ambizioso è stato fortemente ridimensionato con il passare degli anni. Edita da Bananas Media Company, l’emittente lanciata il 25 febbraio 2018 trasmetteva da Viale Monza 140 a Milano, sede del noto locale e venne presentata alla stampa come un’emittente generalista con reportage, serie televisive, film ed approfondimenti.