– pericolo elettrosmog e irregolarità sul Limbara

Data di pubblicazione: 2/12/2011

limbaraNel 2009  il comune di Tempio aveva proposto per il Limbara l’installazione di due soli tralicci e richiesto da parte dell’Arpas una verifica di impatto ambientale per conoscere l’inquinamento elettromagnetico presente nel luogo.

Da subito veniva rilevato come molti impianti fossero abusivi in quanto sfuggivano al pagamento del canone d’affitto. Era solo l’inizio di una complessa vicenda.

Ieri infatti La Nuova Sardegna è tornata sull’argomento, perché nel frattempo  secondo quanto riporta il quotidiano le carte sono passate alla magistratura:
TEMPIO. Lo switch off alle oltre novanta emittenti «fantasma» che trasmettono programmi radio, segnali video e telefonia cellulare dalla selva di antenne selvagge su dieci tralicci sistemati sul monte Limbara potrebbe deciderlo, nelle prossime settimane, la procura della Repubblica di Tempio. L’inchiesta portata avanti dagli agenti della polizia municipale di Tempio e dai colleghi della polizia giudiziaria ha fornito al magistrato inquirente risultati sorprendentemente inquietanti: l’abusivismo, nell’etere, impera sovrano. E dire che tutto era nato dalla richiesta di accertamento predisposta dall’amministrazione comunale di Tempio sulle licenze rilasciate ai titolari di tralicci posizionati a punta Balisteri, sulla sommità del monte gallurese. Fatte salve le tre antenne ufficiali (Rai, Mediaset e Telecom Italia) per le quali il canone viene regolarmente versato all’amministrazione comunale, sulle altre sette postazioni il lavoro degli investigatori è stato arduo ed è ancora lontano dall’essere completato. L’Arpas, l’ente regionale che sovrintende all’inquinamento ambientale e aereo, ha scritto in un rapporto inoltrato alla magistratura che nell’area del monte Limbara l’elettrosmog è alle stelle, e non poteva essere altrimenti, mentre l’intero ecosistema è a rischio a causa delle tantissime antenne abbattute dall’inclemenza del tempo e lasciate a macerare sul terreno, con evidenti irregolarità penali e amministrative. Ma scavando tra gli incartamenti depositati nell’ufficio tecnico comunale tempiese e nella documentazione regionale è saltato fuori un ulteriore inghippo penale. I sette titolari di concessione comunale e regionale che da oltre vent’anni hanno posizionato i loro tralicci sul Limbara non sono in regola con i contratti, e hanno omesso di segnalare, per l’indispensabile nulla osta, il subaffitto degli spazi a emittenti televisive, radio private e aziende di telefonia mobile, quelle che assicurano i collegamenti tra cellulari.

Una situazione a dir poco ingarbugliata, nella quale stanno cercando di far luce gli investigatori della Procura gallurese che hanno inviato ai titolari delle concessioni demaniali il perentorio invito a fornire, entro poche settimane, i nomi delle aziende alle quali sono stati subappaltati, illegittimamente, gli spazi sul monte Limbara. Una patata bollente piovuta sul tavolo del sindaco di Tempio, al quale sarebbero già arrivate velate anticipazioni di eventuali ricorsi giudiziari in caso di spegnimento delle antenne, ma che non impressionano la procura della Repubblica, che nell’affaire dell’etere intravede una gigantesca truffa ai danni di Comune e Regione. Il motivo è semplice: i titolari di concessione demaniale versano poche centinaia di euro l’anno per l’installazione del traliccio e incassano migliaia di euro da ogni azienda per consentire loro di installare le antenne ricetrasmittenti. Un giochino che – inquinamento da elettrosmog e ambientale a parte, ormai anche questo incluso tra i reati penali – frutterebbe ai concessionari rendite annue da nababbi. Il proliferare delle antenne in città ha fatto scattare la verifica da parte degli organi di polizia giudiziaria anche a Curraggia, la collina che sovrasta Tempio. Gli accertamenti sull’inquinamento ambientale e sulla titolarità degli impianti è già stato avviato dagli investigatori che si avvarranno, come in passato, della collaborazione degli ispettori dell’Arpas regionale. Il momento dello spegnimento non dovrebbe essere lontano. L’inchiesta giudiziaria è quasi conclusa.